NIKEFOBIA (la paura di vincere)
I maestri si sentono spesso dire: “Vincevo 6-2 4-1 ed ho perso” “Ho avuto tre match-ball ma non li ho sfruttati” “Potevo vincere ma nel game decisivo non so cosa mi è successo, ho cambiato gioco e ho perso”.
La paura di perdere è in tutti gli atleti di basso e di alto livello ed è il sentimento predominante prima e durante il match.
Ma la paura di vincere è un paradosso, un controsenso: lo scopo dello sport agonistico è soprattutto vincere.
Allora perché molti atleti quando sono ad un passo per poterlo fare innescano un meccanismo inconscio per non vincere?
La paura di vincere razionalmente non si giustifica, eppure esiste, possiamo indicare in una percentuale che va dal 20 al 30% il numero di atleti che in maniera più o meno evidente ne soffre.
COME SI MANIFESTA
Appena l’atleta pensa di poter vincere, la paura lo attanaglia e non può più vincere.
Può vincere solo se non si rende conto o non si accorge che sta vincendo.
ALCUNE SPIEGAZIONI POSSIBILI DEL FENOMENO:
1) Una spiegazione di tipo freudiana ci viene da alcuni famosi psicologi dello sport (Antonelli).
Per vincere, in particolare nel tennis, bisogna avere una certa dose di aggressività, ma se l’atleta è cresciuto in un clima che proibiva l’aggressività e soprattutto se uno dei genitori ha sempre frustrato ogni atteggiamento aggressivo nell’atleta bambino, è probabile che l’atleta, divenuto adulto (ma a livello inconscio si è sempre bambini atterriti dall’autorità paterna), senta una propria affermazione agonistica come una disubbidienza a causa di quell’aggressività che dovrebbe tirare fuori.
Il vincere verrebbe a coincidere con il disubbidire e rappresenterebbe per il (padre-madre) una colpa.
2) L’atleta sembra grande all’allenatore, ai tecnici ma in realtà lui non si percepisce come tale, vive nell’illusione che la grande performance arriverà, ma vuoi per una scusa, vuoi per un’altra, rinvia sempre il grande momento. L’ora del grande match vinto avrebbe il sapore dell’ora della verità: Ma se poi si fallisse? Meglio guadagnare tempo e rimandare. Intanto il tempo passa e la grande speranza resta tale per tutta la vita.
3) È il caso dell’atleta che contro ogni previsione ottiene un grande successo che meraviglia tutti, lui per primo. Dopo la grande affermazione si chiude in se stesso, non vuole più mettersi alla prova per paura di deludere se stesso e gli altri. Gli avversari saranno sempre troppo forti, insuperabili.
Se vi riconoscete in questi fenomeni parlatene con il vostro Coach o il vostro Maestro, cercate insieme di lavorare per risolvere, almeno in parte, il problema.
Bibliografia:Tennis Training di Alberto Castellani